Quintino Di Vona / facoltà

Born in Buccino (Salerno, Italy) on November 30, 1894, Quintino Di Vona was a professor, latinist, translator, partisan, anti-fascist.
He dedicated his whole life to defend the most oppressed and the weakest part of our society, always spreading - through his work and his actions - his enormous respect for fundamental human rights such as freedom and equality.

You can find below the original article appeared on Risorgimento Liberale, an italian daily political newspaper published between 1943 and 1948, immediatly after he was brutally killed by nazi-fascist soldiers.



ITA
Il prof. Di Vona ebbe umili natali a Buccino (Salerno) il 30-11-1894, ma il padre provvide alla sua istruzione, non senza notevoli sacrifici, poiché egli dimostrò prestissimo di possedere ingegno e volontà non comuni. Laureatosi in lettere a Napoli, nel 1921, insegnò in vari istituti medi e nel 1933 fu trasferito al liceo-ginnasio Carducci di Milano e quivi ebbe ripetutamente l’incarico di Preside supplente. Non iscritto al P. N. F., non poté partecipare ad alcun concorso né ottenere meritati miglioramenti di carriera. Anzi, dopo la cosiddetta marcia su Roma, il nostro, per la sua attività e le sue tendenze politiche, palesemente antifasciste, subì più volte perquisizioni domiciliari ed ispezioni scolastiche, che però non lo scoraggiarono mai. A questo riguardo valga la citazione testuale della parte sostanziale della suggestiva relazione di una delle inchieste eseguite da ispettori ministeriali: «Salerno, 1.o aprile 1931. – Dalla relazione della recente ispezione-inchiesta eseguita nei riguardi del prof. Di Vona Quintino… è risultato che egli è insegnante e studioso, zelante, colto, tanche che V. S. lo ha incaricato della Direzione del corso C., che è distaccato da codesto Liceo. Tuttavia parte che egli non abbia compreso che educatore delle nuove generazioni in regime fascista sia colui che non soltanto insegna e svolge i programmi, ma esalta e si fa parte viva e fervidamente attiva di quanto è quotidiana conquista del Regime. Prego pertanto V.S. di voler invitare il prof. Di Vona a dare una più vibrante e fervida partecipazione a tutte le manifestazioni della vita nazionale ed a dare prova di maggiore simpatia verso le istituzioni che dal partito hanno tratto origine, ne subiscono il controllo e ne sono il presidio. – Il R. Provveditore agli Studi (firmato: A. Finzi) – Il Preside (firmato: Zito).»

Il Di Vona partecipò valorosamente alla guerra 1915-18 e fu gravemente ferito alla testa il 28-9-1917. Gli venne concessa la croce al merito di guerra ed un diploma per medaglia d’argento e fu autorizzato a fregiarsi del distintivo d’onore dei mutilati.

Liberale progressista di vecchia data, il nostro fu intimo di F.S. Nitti e famiglia, amico o buon conoscente di I. Bonomi, di G. Matteotti, dei fratelli Rosselli e di molte altre personalità antifasciste, mentre ognora si fece apostolo del miglioramento sociale delle classi lavoratrici da cui proveniva la su famiglia.

Scoppiata l’attuale guerra, dedicò tutte le sue energie, senza soste e non curante di alcun rischio, alla lotta per la liberazione della Patria dalla tirannide fascista. Ma il 7 settembre 1944, verso le ore 6,30 del mattino, venne arrestato ad Inzago, dove era sfollato con la famiglia, per opera di un ufficiale delle organizzazioni fasciste di Monza, accompagnato da parecchi soldati tedeschi e militi della «Muti». Per catturarlo, il paese fu posto in istato d’assedio: tutti gli sbocchi stradali vennero sorvegliati da sentinelle armate; fu postata una mitragliatrice su ponte di accesso alla stazione tram; venne circondata la casa di abitazione. Dopo l’arresto, per intimorire la popolazione, tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni furono adunati nella piazza ed ivi trattenuti per alcune ore, sorvegliati da sentinelle armate. Al Di Vona venne letta una specie di sentenza che lo condannava, come ostaggio, alla fucilazione, perché, si disse, nella notte, durante una sparatoria, erano stati feriti un militare e un civile, e perché in casa sua erano stati trovati alcuni manifesti antifascisti e un articolo su Benedetto Croce, che il Di Vona stava compilando per il nostro giornale. Gli fu impedito di avvicinare chicchessia e gli vennero negati i conforti religiosi, provocando dal Nostro la seguente dichiarazione: «Non ho fatto male a nessuno; non ho fatto altro che del bene. Voi mi sacrificherete, ma io muoio da innocente come Cristo». Pochi minuti prima dell’esecuzione subì l’oltraggio di vedersi strappare dal risvolto della giacca il distintivo di mutilato, che gli era tanto caro. A quel gesto insolente egli, portando la mano sinistra sul distintivo, disse: «Ah, questo no! Questo me lo dovete lasciare!». Ma naturalmente non gli fu dato ascolto! Un colonnello dell’Esercito italiano si era offerto di scortarlo al luogo del supplizio; ma non fu permesso. Il prof. Di Vona si recò alla morte sereno e sorridente accompagnato da un tedesco, e le ultime sue parole furono: «Col mio sacrificio l’Italia non sarà vostra lo stesso!». La Sua salma venne lasciata sulla pubblica piazza dalle ore 14:30 alle 20.

Riposa nel cimitero di Inzago, confortato di lacrime, preghiere e di fiori da tutta la popolazione, che venera in lui un martire della Patria. E come tale, reverenti e fieri, noi lo ricordiamo a tutti gli italiani degni di questo nome.

Thanks to the talented artist and good friend Manu Invisible who dedicated the following artwork - unfortunately removed shortly after its realization by the local right wing administration - to the memory of Quintino Di Vona, on the occasion of the 75th anniversary of his death. The masterpiece was named Facoltà, an italian polysemous word which means ability, power, faculty, belongings, all meanings that are related with the figure of professor Di Vona.

 







Quintino, you are a great inspiration to me. Thank you for all.
Viva i partigiani, viva la Resistenza, morte a tutti i fascismi!